Comune di Lacco Ameno
Stato: Italia
Regione: Campania
Provincia: Napoli
Arcipelago: Isole Flegree
Altitudine: 2 mt s.l.m.
Superficie: 2,08 kmq
Abitanti: 4.850 circa
Densità: 2333 ab/kmq
c.a.p. : 80076
Prefisso: 081
Latitudine: 40° 45' N
Longitudine: 13° 53 E
Numeri utili:
- Centralino: 081 3330811
- Fax: 081 900183
- Polizia locale: 081 900185
Itinerario Turistico
Il comune di Lacco Ameno si trova nella parte nord-occidentale dell'isola d'Ischia e confina ad est con il comune di Casamicciola Terme ed ad ovest con il comune di Forio. E' è il più piccolo comune dell'isola; esso fu insediato dai greci che vi fondarono una delle più antiche città dell'isola, la città di Pithecussae.
La prima Colonia in Occidente della Magna Grecia venne fondata proprio sulla collina di Montevico nel comune di Lacco Ameno nella parte nord-occidentale dell'Isola d'Ischia. Fu proprio qui che i Greci Eubei decisero di stanziare il loro primo insediamento e di dare vita al primo faro della cultura greca nel tirreno, mossi dall'amenità dei suoi paesaggi e dalla straordinarietà delle sue acque dalle proprietà termo-radioattive di notevole valore scientifico.
L'approdo al porticciolo della Marina di Lacco è il miglior modo per iniziare il percorso di visita al comune ischitano. I "marinai" godranno della presenza di tre pontili, ossia il Fungo riservato ai traghetti con due banchine con pontili galleggianti ideale per l'ancoraggio delle piccole barche; il Seventh Heaven Yachting Club con banchina lunga 107 mt, ideale per le navi da diporto; ed infine, la Marina di Pithecusae dotata di pontili galleggianti ottima per accogliere imbarcazioni di medio-piccole dimensioni.
Dal porto si scorge altresì il noto Fungo di Lacco Ameno, simbolo del comune, e niente di meno che uno scoglio di tufo verde alto circa 10 mt scolpito nel corso degli anni dall'acqua e dal vento, fuoriuscito dalla bocca del Monte Epomeo durante l'eruzione del 1302, rendendosi famoso per la curiosa forma assunta nel tempo.
Partendo dalla zona prospiciente il lungomare, si incontra la Chiesa di Santa Maria delle Grazie lungo il Corso Angelo Rizzoli, gioiello di architettura settecentesca.
Proseguendo, in località Fango incontriamo la Chiesa di San Giuseppe, la cui bolla di fondazione risale al 1714, con il patronato della famiglia Verde di Forio. Danneggiata dal terremoto del 1883 continuò a funzionare a lungo, ma nel 1966, giudicata insufficiente per la popolazione della zona, nel frattempo accresciutasi, fu completamente demolita e ricostruita dalle fondamenta. Nel 1973 fu edificato il campanile, munito di orologio e tre campane, mentre la facciata, priva di frontone e di motivi ornamentali, si chiude con un marcapiano curvilineo. All'ingresso vi è un imponente portale settecentesco in pietra lavica. L'interno è a navata unica e pianta pentagonale.
Tra le opere d'arte conservate ricordiamo l'altare maggiore, in marmi policromi, della prima metà dell'Ottocento e la statua lignea del santo titolare, San Giuseppe, datata 1869; è conservata inoltre una statua di Santa Rita e due opere di artisti ischitani contemporanei: una tela di Eugenio Saviano, del 1970 ed un dipinto ad olio di Mario Mazzella.
Infine è consigliabile dedicare qualche ora per delle escursioni agli splendidi giardini La Mordella, nonchè al meraviglioso complesso di Villa Arbusto comprendente, oltre a vari fabbricati, una cappella, giardini lussureggianti, un museo dedicato all'editore e produttore Angelo Rizzoli, nonchè sede del Museo di Pithecusa con reperti provenienti da scavi eseguiti nell'ambito del più antico insediamento greco dell'isola.
Collocata sulla circumvallazione, invece, descriviamo la Cappella gentilizia Calise-Piro, conosciuta anche come cappella della Pietà. Essa venne costruita nel 1893 da Carlo Piro.
Sulla facciata prospetta un elegante portale, in marmo bianco e legno di castagno, di artigianato campano fine Ottocento, in perfetto stato di conservazione. L'altare maggiore, in marmi policromi, è di una semplicità assoluta ed è stato eseguito alla fine del secolo XIX da un ignoto artigiano campano. Nella zona della cantoria è conservato uno splendido organo in legno, eseguito da Giuseppe Galasso nel 1893.
Tra gli arredi sacri preziosi segnaliamo un incensiere in argento fuso, eseguito nel 1897 da un ignoto artigiano campano e donato alla chiesa dal cavaliere Ambrogio Piro. Sulla parete di fondo è presente una coppia di dipinti raffiguranti Sant'Ambrogio e San Carlo Borromeo, eseguiti nel 1893 dal pittore Antonio Scotti Lachianca. Ed infine, dello stesso artista, una Pietà, copia del quadro di Annibale Carracci conservato nel Museo di Capodimonte.
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