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Museo di Pithecusa

Il Museo di Pithecusa è allestito nelle sale della meravigliosa Villa ArbustoLacco Ameno, costruita nel 1785 da Carlo d'Acquaviva, Duca d'Atri, proprio sui luoghi dove gli scavi archeologici hanno riportato alla luce antichissimi insediamenti umani risalenti all'età neolitica e all'età del bronzo. Inaugurata nel 1999, la pinacoteca, patrimonio del Comune di Lacco Ameno, ospita i reperti più significativi degli scavi di Pithecusa e di Aenaria, oggi Ischia, un tempo isola costiera ricca di risorse agricole e di cui gli antichi Greci hanno saputo arricchirsi. Lo studioso Buchner scoprì però che presso la zona di Castiglione, compresa tra il Porto d'Ischia e Casamicciola, prima dell'arrivo dei coloni greci, esisteva una stazione indigena. Qui di seguito sono illustrate le opere storiche ospitate nelle sale del Museo:

SALA I espone i reperti del periodo Preistorico rinvenuti in località Cilento e Castiglione. Le più antiche testimonianze dell'insediamento umano nell'isola di Ischia risalgono al periodo storico indicato dagli studiosi come Neolitico Medio Superiore (circa 5500 anni fa), e comprendono strumenti neolitici di pietra, frammenti di semplici vasi di impasto sia dipinti in argilli che non decorati,  pesi in terracotta per reti da pesca, lame di coltelli e schegge residue in selce ed ossidiana per la lavorazione del pescato, un vetro nero proveniente dall'isola di Palmarola e un raschiatoio rinvenuto a Forio. Di pregio sono altresì i materiali risalenti all'Età del Bronzo (Civiltà Appenninica, 1400 a.C.), in particolare alcuni frammenti di ceramica micenea offerti dallo scavo dell'abitato di Castiglione, e la Ceramica di Monte Vico caratterizzata da peculiari motivi decorativi. Dell'Età del Ferro si ricordi le fusaiole, resti di macine in pietra trachitica.

SALA II è dedicata all'esposizione del materiale archeologico illustrante i diversi aspetti della vita e delle attività dei coloni greci che sbarcarono ad Ischia, la cui prosperità era basata essenzialmente sul commercio con Cartagine, la Spagna, la Puglia, la Calabria ionica e la Sardegna, sull'industria metallurgica e sulla produzione di ceramica. Tra i materiali citiamo: sigilli scaraboidi; scarabei di tipo egizio; ceramica fenicia dal caratteristico colore rosso lucido; boccette dipinte contenenti olii profumati; anfore da trasporto commerciale; frammenti di skyphoi protocorinzi; vasi dipinti nello stile geometrizzante provenienti dalla Daunia; anforette dell'etruria; strutture costruite con pietre a secco, a pianta rettangolare, absidata ed ovale, identificate come officine per la lavorazione del bronzo e del ferro, riportate alla luce sulla collina di Mezzavia, in località Mazzola; fibule; un peso di bilancia di precisione; una applique in forma di toro accovacciato; una ansa  in bronzo raffigurante un volto umano; una borchietta a calotta semisferica ed una papera in bronzo senza arti.

La SALA III del Museo Archeologico di Lacco Ameno espone i corredi funerari della necropoli della colonia greca di Pithecusae. Durante gli scavi archeologici sono state riportate alla luce due tombe del Tardo Geometrico I, di cui della prima del tipo a cremazione a tumulo si conserva il servizio per versare e bere (oinochoe, kotyle, skyphos) e quattro fibule di bronzo, mentre della seconda ad inumazionesi segnala il ritrovamento di un aryballos ed uno scarabeo di steatite giallastra. Alla necropoli appartengono altresì, i corredi di quattro tombe a cremazione del Tardo Geometrico II, di cui due appartenenti a individui di sesso maschile come testimoniato dalla presenza dell'oinochoe, dell’aryballos globulare del Protocorinzio Antico, e di una fibula di argento. Al contrario, la tomba esposta nella vetrina 22, appartiene ad un individuo di sesso femminile, come mostrano gli ornamenti personali in elettro ed argento  e le molte fusaiole di terracotta. Peculiare è il corredo della tomba di un bambino di circa 10 anni, contraddistinto da ventisei vasi, il tradizionale servizio per versare e bere (oinochoai, skyphoi e kantharoi), quattordici aryballoi, e la celebre Coppa di Nestore, riportata alla luce durante gli scavi archeologici in località Valle di San Montano, identificata in un Kotyle con iscrizione graffita in versi, importata da Rodi e databile intorno al 725 a.C.. L'oggetto ricomposto dei suoi minuscoli frammenti da Giorgio Buchner, presenta nella parte inferiore un'iscrizione in versi in cui si allude alla coppa di Nestore descritta da Omero nell'Iliade, e l'omonimo incisore pithecusano ritiene che la sua coppa di argilla sia più pregiata dell'orificeria micena. Al Protocorinzio Medio appartiene il corredo della tomba ad inumazione a fossa di giovane donna, formato dai caratteristici aryballoi di forma ovoidale.

La SALA IV è dedicata ai reperti ceramici riportati alla luce presso la necropoli della colonia greca Pithecusae, databili nella seconda metà del VIII - VII secolo a.C.. Il corredo funerario in ceramica corinzia risalente alla fine del VII secolo a.C. si distingue per la caratteristica decorazione con fregi di animali disposti in fila, tra loro collegati da motivi di riempimento. La vetrina numero 29 custodisce un simpatico unguentario ionico in forma di civetta riportato alla luce durante gli scavi nella Valle di S. Montano, risalente al 625-575 a.C.. Segue la vetrina numero 30 con il corredo di una tomba ad inumazione a fossa, appartenente ad bambino di circa 8 anni, formato da diciannove vasi tra cui otto kotylai, quattro alabastra e due aryballos. Si osservi nelle vetrine numero 32 e 33 la cosiddetta "stirpe dei cavalli", un gruppo di statuine in terracotta rinvenute in località Pastola a Lacco Ameno, databili intorno la fine del VII secolo a.C.. Le ultime due vetrine accolgono i materiali di un deposito votivo riportato alla luce in località Pastola situata ai piedi della collina di Mezzavia, databile alla fine del VII secolo a.C..

Nella SALA V è segnalata la presenza di cratere attico a colonnette (V secolo a.C.) decorato da figure rosse proveniente dalla necropoli della Valle di S. Montano, entro cui sono stati trovati una pelike attica a figure rosse, un'oinochoe attica a figure rosse, tre lekythoi attiche a corpo nero ed un alabastron di alabastro. Segue, un secondo cratere attico a figure rosse riutilizzato per la cremazione di un individuo di sesso maschile, come indica la presenza di uno strigile di bronzo. La vetrina numero 37 custodisce il senguente patrimonio archeologico: il corredo funerario della tomba di un bambino di 3 anni, formato da una lekythos attica a figure nere del tipo "a fumaiolo", una lekythos a palmette, una olpe a vernice nera ed una brocchetta locale; il vaso appartenente al corredo della tomba di un bambino di 2 anni; frammenti di crateri con resti della decorazione dipinta a figure rosse che rappresentano un guerriero, un personaggio togato ed un atleta; alcuni frammenti di vasi con decorazione dipinta a figure rosse; infine, due ex voto rappresentanti una testa di toro e due basi con resti di figure femminili.

Il patrimonio archeologico della SALA VI collocabile cronologicamente intorno al VI-IV secolo a. C. proviene come sempre dalla necropoli della colonia greca di Pithecusa e comprende tegole di gronda decorate da motivi a doppia treccia, a zigzag, a quadrati, a spina di pesce, oppure con una fascia dipinta in nero con gruppi di cerchi concentrici, o con una palma capovolta. Si segnala altresì la presenza di antefisse tra cui una semicircolare con palmetta pendula ed alto listello di base con motivo a spiga da Monte di Vico risalente al VI secolo a.C., ed una decorata dalla testa di un Gorgone a rilievo con capelli a serpentine in rosso. Peculiare è la presenza di una sima laterale con decorazione dipinta impreziosita da un motivo a doppia treccia e da un particolare gocciolatoio in forma di testa di ariete, rinvenuto a Monte di Vico.

Nelle vetrine della SALA VII è custodita la ceramica di Età Ellenistica databile alla fine del IV secolo a.C. e nell’anno 82 a.C., conosciuta come ceramica di mensa dotata delle seguenti caratteristiche tecniche; verniciatura nera con riflessi rossastri; pareti spesse; infine, decorazioni a palmette. A riguardo segnaliamo la presenza di  oggetti ceramici destinati all’utilizzo in cucina, alla dispensa ed alla mensa, ma anche statuette frammentarie di terracotta raffiguranti teste femminili, un busto fittile femminile, una matrice in terracotta con testa femminile, uno stampo con testa della dea Atena ed un ex voto con fallo frammentario ed iscrizione incisa. Nelle vetrine pensili sono esposti i materiali riportati alla luce nello scarico "Gosetti", tra cui un skyphoi, gutti, lucerne, lekythoi, patere e coppe decorate da palmette e striature a rotella, sombreros de copa databili al II secolo a.C., anfore commerciali "a punta" impiegate per il trasporto del vino, anse di anfore con bolli in lettere greche, ed infine, la base di donario con dedica ad Aristeo rinvenuta in località Monte di Vico, realizzata in onore del dio benefico degli agricoltori, che proteggeva le greggi, le api, e la coltura degli alberi.

La SALA VIII è dedicata ai reperti archeologici dell’antica Pithecusae risalenti al periodo Romano, tristemente commemorato in quanto contraddistinto da numerose eruzioni vulcaniche, terremoti e frane. Il principale centro abitativo dell'isola in età romana denominato Aenaria, è rimasto nel territorio di Lacco Ameno sino al V sec. d.C.. La necropoli romana si differenzia perché le tombe sono costruite con embrici e tegole comuni, disposte a schiena d'asino in modo da realizzare una vera e propria cassa dentro la quale era deposto il cadavere, accompagnato da una lucerna, balsamari in vetro, e qualche vaso in terracotta. La vetrina numero 51 accoglie i materiali riportati alla luce durante uno scavo subacqueo effettuato agli inizi degli anni Settanta sui fondali antistanti gli scogli di S. Anna situati tra la spiaggia di Cartaromana e l'isolotto del Castello di Ischia; a riguardo segnaliamo: lingotti in stagno, grappe in piombo, ghiande missili e frammenti di galena appartenenti ad una fonderia di piombo e stagno, situata ad una profondità tra i 5-7 mt sotto il livello del mare; i resti di strutture murarie in opera reticolata; frammenti di ceramica a vernice nera collocabile tra il III-II secolo a.C.; ed infine, frammenti di ceramica aretina. Le vetrine numero 52 e 53 custodiscono i corredi funerari tra cui citiamo quello della tomba di un'infante composto da una lucerna, una coppa in terra sigillata ed un'olletta a viso umano.

 

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